Mi piaci com’eri! Il paesaggio dell’Emilia Romagna, la pianura e i casali tipici.

Di cosa parla questo post:

L’Emilia Romagna e il paesaggio che cambia. I panorami della pianura e la tutela del territorio.

L’Emilia-Romagna comprende un territorio vasto e vario che va dal mare Adriatico agli Appennini.

Molti sono i suoi paesaggi, come la storia, l’arte e le tradizioni dei borghi e delle città che la popolano.

Se pensiamo in quante città della regione si svilupparono ducati e signorie come i Pepoli e i Bentivoglio a Bologna, gli Estensi a Ferrara, i Malatesta a Rimini non stupisce la presenza massiccia e diffusa sul territorio di splendidi castelli, rocche e antiche fortezze ancora oggi perfettamente conservate, ma anche eleganti ville e casali che si fanno scoprire, da lontano, innalzandosi sulla pianura.

Casa-torre nei pressi di Bagnacavallo.
Casatorre nei pressi di Bagnacavallo.

La pianura emiliana: uno scenario da film.

Il territorio dell’Emilia-Romagna è diviso in due settori: la Pianura Padana a nord e le dorsali dell’Appennino Ligure, Tosco-Emiliano e Tosco-Romagnolo a sud.
La famosa via Emilia, antico tracciato romano, divide la pianura dalla catena appenninica e porta con sé immaginari, narrazioni, canzoni e film.

La casa dalle finestre che ridono. Wikipedia, pubblico dominio.
“La casa dalle finestre che ridono” è un film horror cult del 1976, diretto da Pupi Avati, vincitore il premio della Critica al Festival du Film Fantastique di Parigi. Dettaglio del casolare, che non esiste più, situato presso Malalbergo. Wikipedia, pubblico dominio.


Dalla Rimini di Fellini alla Comacchio di Visconti (Ossessione, 1943) e di Soldati (La donna del fiume, 1955), dalla bassa ferrarese di Montaldo (L’Agnese va a morire, 1976) alla bassa reggiana delle pellicole di Don Camillo e Peppone, ai luoghi di Minerbio (Castello di S. Martino a Soverzano, S. Giovanni Triario) in La casa dalle finestre che ridono di Pupi Avati (1976), fino ad arrivare all’Appennino bolognese, a Monte san Pietro, dove Giorgio Diritti gira il film L’Uomo che verrà (2009) per raccontare la strage di Monte Sole, anche il cinema ha gettato semi fecondi nella definizione e celebrazione di un’identità di animi e luoghi.

Fotogramma tratto da Don Camillo e l'onorevole Peppone del 1955. Sulllo sfondo l'argine e la campagna.
Fotogramma tratto da Don Camillo e l’onorevole Peppone del 1955. Sulllo sfondo l’argine. Pubblico dominio.

Cambia il paesaggio e cambia l’architettura.

Paesaggio verde di pianura nei pressi di Bologna.
Paesaggio verde di pianura nei pressi di Bologna.


Ma a partire dagli anni Cinquanta in poi il paesaggio rurale dell’Emilia Romagna subisce profondi cambiamenti: le attività produttive aumentano e con loro anche gli interventi edilizi.
Nascono nuovi centri e si ampliano i fabbricati per le produzioni di aziende che crescono.

È così che il paesaggio, con la sua tradizione e la sua memoria, viene giocoforza profondamente alterato.

In questa regione si hanno due sistemi urbanizzati: a sud le città si espandono lungo la via Emilia, a nord i centri sorgono sui “dossi” e lungo le vie di comunicazione. I territori sono molteplici, ognuno con caratteristiche proprie per geologia, storia e presenza umana: costa marittima, terreni di bonifica, terreni segnati dall’antica centuriazione romana, zone collinari-montane.
 
Per i ragazzi emiliani degli anni sessanta “Correva la fantasia verso la prateria, fra la via Emilia e il West” (verso della canzone Piccola città che il cantautore Francesco Guccini dedica alla sua città, Modena).
Così Guccini cantava la sua terra divisa a metà dalla via Emilia, a ridosso della quale rinasceva la civiltà sulle macerie del dopoguerra. “Dall’altra parte c’erano già gli ampi campi della periferia. Erano un po’ il nostro “West” domestico”… Insomma, si stava a metà tra realtà e sogno, aspettativa del nuovo e del futuro.
 
La via Emilia è l’arteria storica lungo l’asse Rimini-Piacenza e solca la media pianura lontano dalle zone paludose bonificate, è caratterizzata da insediamenti residenziali e industriali di tipo lineare, perlopiù disposti lungo l’asse stradale.
L’industrializzazione investe il territorio emiliano-romagnolo e la sua agricoltura: il numero di aziende diminuisce (e si abbandonano le vecchie corti rurali) perché si accorpano in realtà più grandi (anche perché produrre foraggio, mangime, gasolio diventa più costoso). Nello stesso tempo aumentano le produzioni tipiche.
 
Anche la capienza delle stalle aumenta, le più grandi concentrate in pianura (che occupa il 47,8% del territorio regionale), mentre nei territori montani questo crea un maggiore squilibrio tra architettura e paesaggio. Qui, poi, lo spopolamento dei territori avviene con ritmi più rapidi e peggiora il dissesto idrogeologico in Appennino.

Esempio di casale a elementi separati. Sullo sfondo l'industria.
Esempio di casale a elementi separati. Sullo sfondo un’industria.

Negli ultimi decenni due fenomeni, che percepiamo come opposti tra loro, modificano il paesaggio della nostra penisola. Lo spopolamento delle zone montane porta al rimboschimento, mentre aumenta il consumo di suolo agricolo e naturale occupato da costruzioni e infrastrutture. Si parla cioè di urbanizzazione e ricolonizzazione forestale.


Ma cosa succede alle vecchie case contadine?
Serve costruire nuovi fabbricati, mentre quelli esistenti risultando oramai inadeguati. Spariscono i vecchi fienili e pollai, si fa posto a magazzini e caseifici.
Difficile è inserire il nuovo nel contesto paesaggistico antico che viene spesso ignorato. Si parla allora di mitigazione visiva e ambientale, ovvero ad esempio dell’uso di piante e siepi a schermare i fabbricati, che però nulla ha a che vedere con la cultura del buon progetto. Questo deve essere fatto a monte e deve prevenire e ridurre gli eventuali impatti.
 
La parte di territorio in cui la pressione antropica è sicuramente più rilevante è ancora la via Emilia (strada consolare tracciata nel 187 a.C. e attuale strada statale SS 9) che attraversa la regione da sud-est a nord-ovest, unendo le principali città.
Cosa vuol dire? La pressione antropica è un indice che calcola il disturbo dato dalla presenza e dall’attività dell’uomo sugli ambienti.
Gli indicatori per valutarla sono:
• il carico inquinante
• l’impatto delle attività agricole
• l’impatto delle infrastrutture (strade e ferrovie)
• la presenza di aree costruite che sottraggono suolo
• la presenza di aree protette (che ne abbassa i valori)
 
È soprattutto il paesaggio coltivato a cambiare aspetto.
Dal 1950 ad oggi le aree coltivate diminuiscono perché aumenta il cemento delle aree urbanizzate, scompaiono siepi e alberature e il panorama si fa monotono. In generale nel paesaggio rurale la componente naturalistica va diminuendo.
Oggi il paesaggio dell’Emilia Romagna non è quello che appariva a Gino Cervi e Fernandel nei panni di Peppone e Don Camillo.

Le linee guida della Regione per la tutela del paesaggio.

Di questa attività costruttiva si conoscono i problemi perché sono comuni e arrivano fino ai giorni nostri:
• manca una buona cultura progettuale
• si usano materiali che nulla hanno a che vedere con il contesto del territorio
• si installano prefabbricati e si utilizza tutto il dimensionamento possibile per legge
• si guarda solo al risparmio, ignorando forme e tipologie edilizie. Questo ha portato a preferire il cemento invece dell’acciaio (che avrebbe tra l’altro qualità antisismiche maggiori ed è recuperabile), o del legno, che però ha alti costi di manutenzione.
• l’adeguamento alle norme sismiche ha portato a demolire il vecchio e ricostruire, falsando così il patrimonio esistente.
Così succede: gli edifici nuovi sono spesso volumi informi estranei al contesto rurale.
 
E succede anche che in un territorio originalmente agricolo si insediano attività produttive incompatibili con l’agricoltura. A causa dalla dispersione urbana sorgono complessi residenziali in aperta campagna disposti lungo le strade di collegamento dei centri.
 
L’Emilia Romagna nel 2010 si è data le Linee guida per il territorio rurale, elaborate dal Servizio regionale Pianificazione Urbanistica, Paesaggio e Uso sostenibile del territorio. Dal 2012 gli stessi temi riguardano anche la questione degli interventi post terremoto.
 
Le produzioni agricole tipiche locali sono fondamentali per il presidio del territorio. Il perché è semplice: chi produce prodotti tipici locali è l’attore principale del cambiamento in queste zone, soprattutto è il committente della trasformazione edilizia.

Va da sé che il progettista ha il ruolo più importante perchè deve coniugare le esigenze funzionali con ciò che il contesto paesaggistico richiede.

Casale abbandonato nel bolognese.
Casale abbandonato nel bolognese.

Ogni volta che ci si appresta a progettare, si deve immaginare e considerare un layout complessivo e, magari, operare al contrario e cioè partire dagli spazi aperti per capire la relazione da creare con gli spazi costruiti.
La sfida si gioca su più fronti:
• pianificare il riuso dei fabbricati rurali antichi
• gestire il problema dei costi per farlo
• progettare la reversibilità dei fabbricati in modo che non ci siano edifici “relitto” abbandonati
• considerare che il paesaggio agrario cambia, ma deve cambiare in modo coerente con la storia e il suo contesto
• diffondere i valori del paesaggio agrario tra gli imprenditori (come accade in Francia). Perché il paesaggio, il contesto e l’architettura sono una forma di promozione e valorizzazione dell’azienda.

I paesaggi della bassa pianura.

I diversi paesaggi dell’Emilia Romagna sono riconosciuti come un unicum oggetto di tutela e riqualificazione.

In generale nella bassa pianura emiliana si distinguono diversi tipi di paesaggio, che, specie nella zona a nord-est, risentono ancora dell’antica “centuriazione” romana. Questo vuol dire che ancora oggi i confini dei campi, dei filari, le direttrici delle strade e dei canali ricalcano quelli della partizione dei terreni che fecero gli antichi Romani nel II sec. a.C.

La centuriazione utilizzava i canali per dividere le zone agricole in parti regolari, quadrate, con gli assi orientati a seconda delle caratteristiche del territorio. La via Emilia fa da decumano massimo e da essa partono direttrici (cardi massimi) che la tagliano ortogonalmente.

Si distingono alcuni paesaggi specifici come:

 

  • i paesaggi fluviali
  • i paesaggi vallivi
  • i paesaggi dei dossi

I paesaggi fluviali riguardano i territori lungo i fiumi. Qui la presenza diretta o indiretta del fiume crea il paesaggio tipico e la regione ha molti fiumi e una fitta rete di canali.
Poderi e strade sono conseguenza del corso d’acqua o dei suoi antichi tracciati. Il fiume e gli argini sono un forte elemento di continuità e il paesaggio è in relazione alla viabilità sotto-argine.
 
La vegetazione percorre le rive dei canali oppure la si trova nelle corti.

Gli edifici hanno in genere un orientamento perpendicolare alla strada e cioè al corso del fiume e, data la presenza dell’argine da un lato che spesso chiude la vista, diventa determinante la vista sul lato opposto.
Gli edifici spesso non sono a distanza dalla strada e la percezione dei fronti laterali diventa prioritaria rispetto ai fronti strada. Le linee guida raccomandano che i nuovi edifici non siano percepiti dalla strada come più alti dell’argine.
 
I paesaggi vallivi sono quelli dati da bonifiche recenti, quindi allagati fino alla seconda metà dell’800. I canali di bonifica hanno creato un reticolo regolare di poderi ampi meno produttivi e ci sono aree umide residue. I paesi sono pochi, ci sono piuttosto corti isolate e grandi aziende agricole di tipo estensivo. Le corti di piccole dimensioni sono abbandonate.
 
I paesaggi dei dossi sono aree storicamente emerse con insediamenti più antichi. Sono zone più densamente popolate, con borghi antichi e urbanizzazioni recenti e, in alcuni casi, un mix di residenze urbane e rurali.
 
Ma cosa sono i dossi?
 
Il dosso fluviale è una fascia di terreno in rilievo rispetto alle aree circostanti con andamento stretto e allungato che si forma parallelamente al corso dei fiumi in pianura.
Perché si formano i dossi? Perché l’acqua del fiume, nel suo lento scorrere, lascia sedimenti. La sabbia si deposita più vicino al fiume, le argille più lontano. La argille sono maggiormente comprimibili e quindi il terreno si schiaccia, mentre a ridosso del letto si forma un progressivo innalzamento del livello del terreno.
 
I dossi emergono dalle valli e su di essi corrono le strade. In queste zone si trovano centri storici di rilievo oltre che molte ville di pregio storico-architettonico con parchi e giardini.
Le strade di dosso sono la viabilità principale e hanno forma irregolare e curvilinea favorendo diversi punti di vista. In questo contesto il rispetto degli edifici storici richiede cautela. Le corti sono ad una distanza ravvicinata dalla strada e i fronti degli edifici sono determinanti nella percezione visiva del paesaggio.

Un canale nella pianura emiliano romagnola.
Un canale nella pianura emiliano romagnola.

Il paesaggio dell’Emilia Romagna: le tipologie edilizie dei vecchi casali emiliani.

Vecchio casale: dettaglio degli scuri.
Vecchio casale: dettaglio degli scuri.

I casali dell’Emilia Romagna sono architetture dense di fascino perché si impongono con la loro struttura imponente nel territorio.

Come tutte le abitazioni rurali il loro aspetto caratteristico è intimamente legato al lavoro che vi si svolgeva, alla terra, agli animali, alle pratiche contadine.
Ogni casale ha la sua unicità. Erano costruiti da maestranze locali e dai componenti stessi delle famiglie che li abitavano secondo criteri che venivano condivise e tramandate.
 
Quando si decide di intervenire sulle vecchie architetture non ci si sofferma mai abbastanza a riflettere su questo: sono uniche e irripetibili.
 
Per questo ristrutturare rimanendo fedeli al preesistente e recuperando i materiali originali permette di conservare questa unicità. Inoltre, si può recuperare il vecchio restituendo splendore, comfort e eleganza perché eleganti sono le linee, i volumi, le finiture e i dettagli originali.
 
Una serie di elementi architettonici e formali rendono i casali emiliani distinguibili e particolari. Ci sono tipologie riconoscibili in relazione alla “corte”.

Ingresso di un bel casale nei pressi di Bagnacavallo ristrutturato conservando l'esistente.
Bella casa colonica ristrutturata nei pressi di Bagnacavallo affacciata sulla corte con alberi ad alto fusto.

Il casale e la sua corte.

La corte ospita due edifici principali di origine storica: l’abitazione composta di cucina e camere e il cosiddetto “rustico” che unisce stalla e fienile. In molti casi è presente anche un sottotetto destinato a granaio e una cantina esposta a nord.
 
Gli altri edifici secondari si affacciano sulla corte e hanno un ruolo di servizio come il forno, il pollaio, la legnaia, il ricovero degli attrezzi ecc. La corte in realtà è l’area di pertinenza degli edifici, cioè una porzione di terreno non coltivata in cui si svolgono le attività della vita e del lavoro, che coincidono. Nella corte si ospita anche l’aia e l’orto.
Le tipologie edilizie principali, pur nelle innumerevoli varianti, sono due:
• Casa “a corpi separati”
• Casa “a corpo unico”

Tipo a corpi separati (bolognese).

Esempio di vecchio casale: più edifici si dispongono a formare la corte.
Esempio di vecchio casale: più edifici si dispongono a formare la corte. A destra il rustico con il suo portico.

Nelle pianure di Ferrara, Bologna e Modena si sviluppa il modello detto “a corpi separati” o “bolognese” dove i due edifici maggiori sono disposti a scacchiera (o a squadra) cioè con i fronti perpendicolari tra loro, oppure su un unico asse. Gli edifici hanno pianta quadrangolare e tetto a padiglione cioè a quattro spioventi. Nella versione più antica il tetto è a capanna, cioè a 2 falde.
 
In questo modello di casale rurale bolognese, casa e rustico hanno dimensioni simili e sono decisamente imponenti. Il rustico ha un porticato su uno, due o tre lati. Al piano terra c’è la stalla e sopra il fienile. L’area del porticato viene anche detta “barchessa” e può essere su due ordini, cioè suddiviso da un solaio con archi di facciata o pilastri in mattoni. Nel ferrarese i “portici” si chiamano “porticaglie”.
 
Nel modenese si diffonde una tipologia di fienile con tre archi a sesto ribassato in facciata e la parte riservata al portico chiusa con pareti. Questo perchè dalla fine del ‘500 Modena diventa la capitale dello stato estense. I ricchi cittadini che avevano tenute di campagna diffondono l’arco su pilastri in uso in città. In una variante modenese l’abitazione si sviluppa su tre piani.

Tipo a corpo unico.

Esempio di casale a corpo unico con loggia passante e archi per stalla e fienile a Castelfranco Emilia.
Esempio di casale a corpo unico con archi per stalla e fienile a Castelfranco Emilia.

Una delle tipologie più antiche e diffusa ovunque è quella detta a corpo unico dove abitazione e rustico sono uniti sotto lo stesso tetto.
Qui la casa è divisa a metà: un muro maestro interno la isola dal rustico. Questo viene fatto per evitare che in caso di incendio le fiamme si propaghino nel fienile. Infatti la separazione è data dal muro detto appunto tagliafuoco.
Il rustico è costituito da una tettoia alta sostenuta da pilastri che danno origine a un portico davanti alla stalla. Si accede alla casa dall’esterno tramite una “loggia passante“. Si tratta di un portico passante che separa l’abitazione dal rustico, una sorta di grande corridoio centrale pavimentato in ciottoli o terra battuta aperta dai due portali contrapposti. La loggia permette inoltre il passaggio e la sosta del carro.

Casale nei pressi di Castelfranco Emilia. Esempio di tipologia a corpo unico, a tre piani e con tetto a capanna, con ampia loggia passante (chiusa dal portone in legno).
Casale nei pressi di Castelfranco Emilia. Esempio di tipologia a corpo unico con ampia loggia passante (chiusa dal portone in legno).

Tipo a corpo unico reggiano o “a porta morta”.

Nella zona di Reggio Emilia si sviluppa una tipologia dal nome suggestivo “a porta morta”. Si afferma a partire dalla metà dell’Ottocento, e affianca quella a corpi separati presente fino ad allora. La “loggia” ha un ampio arco a sesto ribassato o a tutto sesto.
Con l’uso di chiudere la porta sul retro della loggia con fascine o tavole di legno per evitare il freddo, e più tardi con una parete in mattoni, si definisce la struttura “a porta morta” ovvero chiusa.

Le case con torre.

Più antiche sono le rare case con torre colombaia, diffuse nella media pianura. La torre colombaia è una sorta di altana al di sopra del tetto e spesso, in case padronali, funzionava come torre di avvistamento e controllo dei possedimenti. Talvolta la torretta è in angolo all’edificio, oppure disposta al centro della facciata e inglobata nella struttura.
A volte la torre è un’architettura autonoma e dai caratteri particolari che stupisce il visitatore con inedite prospettive e fa immaginare questi luoghi scenari di antiche leggende!
 

Torre colombaia e di avvistamento circondata da un portico con doppio ordine di archi.
Torre colombaia e di avvistamento con doppio ordine di archi nella campagna bolognese.

Bibliografia:

Regione Emilia-Romagna, Linee guida per il territorio rurale a cura di Barbara Marangoni
Studio non pubblicato, 2010.

Regione Emilia-Romagna: Paesaggi da ricostruire. Linee guida per la tutela, valorizzazione, ricostruzione del paesaggio rurale nella bassa pianura emiliana. A cura di Barbara Marangoni

 

Di cosa parla questo post:
Se ti è piaciuto questo articolo condividilo

Commenti

4 risposte a “Mi piaci com’eri! Il paesaggio dell’Emilia Romagna, la pianura e i casali tipici.”

  1. Avatar Maria Angela
    Maria Angela

    Ciao Silvia, bello questo blog sul bolognese e bassa bolognese. Dalle parti Argelato (la frazione Malacappa), san Pietro in Casale, diverse frazioni ci sarebbero altri esempi interessanti per questa parte di blog “un posto bello”. Complimenti, Maria Angela

    1. Grazie! E grazie della segnalazione sui luoghi! Bello scorrazzare con macchina fotografica alla mano. Programmerò dei pic nic esplorativi 🙂 Mano a mano aggiungerò foto!

  2. Avatar Claudio
    Claudio

    tra i film aggiungerei “la casa dalle finestre che ridono” di Pupi Avati girato in parte nella campagna di Minerbio (Bologna). La chiesa e alcuni esterni sono in località San Giovanni in Triario.

    1. Salve Claudio, ti ringrazio molto del commento! Ho appena aggiunto all’articolo La casa dalle finestre che ridono, con foto e un link proprio sui luoghi! Prima o poi un post dedicato solo alle location cinematografiche… Grazie.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *