Muretti a secco e terrazzamenti: opera del genio e patrimonio dell’umanità.

I muretti a secco rappresentano una tecnica in via di estinzione riconosciuta nella Lista del patrimonio intangibile UNESCO

Di cosa parla questo post:

Ma come sono fatti i muretti a secco? Scopriamo una tecnica antica che va tutelata.

L’arte, tramandata di generazione in generazione, di costruire muri sovrapponendo le pietre senza uso di altri materiali o malte è entrata a far parte del “patrimonio culturale immateriale UNESCO” nel 2018. I muri a secco, o meglio, la loro tecnologia è diventata Patrimonio dell’umanità.

Ma cosa vuol dire essere patrimonio dell’umanità?

L’arte di fare i muri a secco è Patrimonio immateriale dell’umanità.

Muro a secco nel savonese
Muro a secco nel savonese.

I beni patrimonio Unesco sono protetti da normative e misure di tutela e conservazione perchè non si deteriorino e non vengano distrutti.

La World Heritage Convention del 1972, la Convenzione per la protezione del Patrimonio Culturale e Naturale (nata con il caso storico del Tempio di Abu Simbel, sito smontato letteralmente e ricostruito su un altro terreno per la costruzione della diga di Aswan in Egitto) fu il primo strumento internazionale ufficiale con cui L’UNESCO si proponeva l’obiettivo di salvaguardare il Patrimonio culturale e naturale mondiale.

Si intende, quindi, un patrimonio da lasciare in eredità alle future generazioni, e che può essere costituito da un habitat naturale o un’opera d’arte, un monumento o un paesaggio culturale (ad esempio lo sono i sassi di Matera o i trulli di Alberobello).

Trulli pugliesi e muretti a secco
Trulli pugliesi e muretti a secco. Foto: Rinocasulli/Pixabay

Il logo stesso dell’UNESCO incarna la relazione che sta tra opera umana (quadrato o rombo) e natura/pianeta (cerchio che lo racchiude).

L’Italia, che è un paese con caratteristiche eccezionali di varietà culturale e paesaggistica, rimane la nazione con il più alto numero di beni riconosciuti patrimonio dell’Umanità, con 53 siti su 1199.

Il bene o sito, considerato di valore eccezionale dal punto di vista storico, artistico, antropologico e scientifico, può essere:

  1. culturale (monumenti, architetture, siti archeologici, agglomerati)
  2. naturale (formazioni geologiche, habitat di specie animali o vegetali)
  3. trasnazionale (presente in nazioni diverse come lo sono i muretti a secco).

Diventare patrimonio UNESCO (United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization – speciale agenzia delle Nazioni Unite nata a Parigi nel 1946) vuol dire che un manufatto o un elemento della natura o della cultura umana è riconosciuto come bene di eccezionale valore per tutta l’umanità. A me personalmente la cosa fa una certa impressione! 

World Heritage List
World Heritage List. Schermata tratta dal sito.

I capolavori immateriali (tradizioni e knowhow tramandati nel corso della storia) si affiancano quindi ai siti materiali (architettura o natura) e allo stesso modo si persegue l’obiettivo di salvaguardarli.

L’UNESCO stila un elenco dei patrimoni immateriali tra cui, ad esempio, per quanto riguarda l’Italia si trovano la transumanza (entrata nell’elenco nel 2023 insieme al canto lirico), il canto a tenore sardo, l’opera dei Pupi Siciliani, l’alpinismo, la falconeria ecc.

La costruzione dei muretti a secco è una pratica rurale, oramai in disuso, che accomuna in questo riconoscimento diverse aree del Mediterraneo: Italia, Spagna, Grecia, Cipro, Croazia, Francia, Slovenia e Svizzera. I muri a secco li troviamo in tante zone, come ad esempio a delimitare le limonaie nella Costiera amalfitana, o in Calabria, nella Costa Viola dove si produce lo Zibbibbo, ma anche in Valtellina, Chianti, Ogliastra, Liguria…

Muretti a secco nelle Langhe in Valle Uzzone
Muretti a secco e noccioleti nelle Langhe in Valle Uzzone.

Nonostante siano di fondamentale importanza per l’agricoltura e la protezione idrogeologica del territorio, purtroppo nell’ultimo secolo i muretti a secco e i panorami terrazzati hanno subito un forte declino. La popolazione invecchia, la società cambia a braccetto con l’economia, l’agricoltura in molte zone è stata completamente abbandonata.

Paesaggio con muri a secco. I muri a secco disegnano il territorio creando un paesaggio unico e particolare.
Paesaggio con muri a secco. Foto: Paul Edney Pixabay.

Questo riconoscimento vuol dire che la “tecnologia” della costruzione dei muretti a secco è identificata come:

  • Testimonianza unica o eccezionale di una tradizione culturale o di una civiltà
  • Un esempio straordinario di tecnica edilizia che testimonia una fase della storia dell’uomo
  • Un capolavoro del genio umano

E sicuramente i muretti a secco, utilizzati in molte zone anche per plasmare il territorio creando terrazze su cui impiantare viti o ulivi o altre colture, laddove la forte pendenza del terreno non permetterebbe alcuna coltivazione, sono un capolavoro di maestria.

L’antico mestiere di raccogliere le pietre.

Con immensa e lunga fatica l’uomo ha spietrato e bonificato terreni aspri e pendii scoscesi e inaccessibili dando vita ad una soluzione semplice quanto efficace, e cioè creando terrazze sostenute da muri a secco.

Questa pratica è antica e alcuni dei nostri “vecchi” possono ancora testimoniare di persona questo duro lavoro dei tempi passati. Le pietre utili per i muri di sostegno dei terrazzamenti, o per la costruzione delle cascine, delle stalle e di tutti i fabbricati agricoli erano raccolte in loco, nei campi o nei fiumi, a seconda della disponibilità.

Antichi terrazzamenti nelle Langhe in Valle Bormida.
Antichi terrazzamenti nelle Langhe in Valle Bormida.

In un articolo della Rivista Langhe Cultura e Territorio (n.14 2015 Editore: ArabaFenice) trovo la testimonianza del signor Giovanni, classe 1934, che negli anni Cinquanta raccoglieva le pietre nel fiume Belbo, in valle Bormida.

“I primi soldi che ho guadagnato”, ricorda: una paga che arrivava a 150 lire per metro cubo di pietre raccolte per racimolare così circa 1000 lire al giorno. Un lavoro che lo ha sostentato per circa dieci anni e che gli ha permesso di comprarsi una Lambretta per spostarsi più facilmente. “Si mangiava sul posto dove si lavorara. Per sopportare una fatica di questo genere si compravano due kg di pane, una scatola di sardine o di carne in scatola, un etto di marmellata dura nella carta velina, a volte un etto di giardiniera”. Le squadre di lavoratori, che si formavano per amicizia o parentela, si erano divise il torrente in tratti per non avere questioni, ricorda il signor Giovanni, e tra loro c’era chi era dotato di una forza eccezionale come Vigiotu che “di qualsiasi dimensione fossero le pietre le sollevava e le faceva direttamente volare sul cassone”.

Ma come sono fatti i muretti a secco?

In generale si distinguono varie tipologie di pietre utilizzate:

  • pietre grandi per i basamenti
  • pietre di facciata (con un lato liscio e piatto e abbastanza regolari) per la facciata del muro
  • pietre a cuneo utilizzate come archi di volta
  • pietre con angolo di 90 gradi per gli spigoli
  • pietre “senza facciata”, cioè senza lato regolare, usate per il riempimento o parte interna del muro
  • scaglie per il riempimento degli interstizi
Muro a secco

Le fasi costruttive dei muretti a secco in sintesi sono:

  1. operare lo scavo per ricavare le fondamenta: si scava il terreno del costone su cui si costruirà il muro, per ricavare lo spazio per le fondamenta cioè un piano di base, meglio se leggermente inclinato verso il terreno stesso per aumentare la resistenza del muro.
  2. costruire il basamento con pietre grandi, ravvicinate e ben composte, assicurando con le pietre più lunghe un solido legame “davanti-dietro” (cioè un innesto tra facciata e resto del muro che rende il muro una struttura unita e solida)
  3. salire mantenendo una pendenza stabilita della facciata del muro verso il terreno retrostante (scarpata del muro). Ciò aumenta la resistenza della costruzione. Anche la faccia della singola pietra deve avere la stessa inclinazione della scarpata. Invece la parte retrostante del muro, quella a contatto con il terreno, deve essere verticale.
Muro a secco.
Muro a secco. Foto: Hans/Pixabay

Ma quali sono i cosiddetti segreti del mestiere?

Questo antico saper fare adotta alcune regole fondamentali, da non disattendere. Vediamole:

  • La pietra deve essere stabile, senza oscillare, deve cioè avere tre punti di appoggio. Dove ciò non accade ci si aiuta utilizzando delle scaglie a compensare.
  • Il muro dietro la facciata si deve riempire con altre pietre usate con arte e perizia, una ad una, per garantire coesione e stabilità.
  • Regola d’oro: mai porre una pietra sopra l’altra ma disporle a cavallo sopra le due sottostanti.
  • Seconda regola d’oro: gli spazi vuoti tra le pietre vanno riempiti con scaglie o pietre piccole, magari ritoccate con colpi di mazza, durante la costruzione stessa del muro. Non dopo. Perché se inserite dopo, con il tempo usciranno e cadranno, compromettendo il manufatto.

Quindi, per fare un muretto a secco non ci si improvvisa perché il tutto, neanche a dirlo, è composto con una destrezza che diventa istintiva solo dopo lunga pratica.

Muretti a secco e terrazzamenti nelle Langhe.

Anche nelle Langhe si trovavano i terrazzamenti e sono rimaste, per quanto esigue, le tracce dell’antica pratica dei muretti a secco risalenti al IX-X secolo. I terrazzamenti storici sono stati recuperati e sono diventati l’Ecomuseo dei Terrazzamenti a Cortemilia, in provincia di Cuneo, paese della Valle Bormida a un passo dalla Liguria, dove la “messa in valore di questo suggestivo ed imponente paesaggio” ha ragioni non solo pratiche legate alla tutela del territorio, al turismo, alle colture tipiche, ma anche simboliche: “La rilettura simbolica del paesaggio terrazzato ne rafforza I’importanza ponendo l’accento sul suo essere Opera duratura che parla della capacità collettiva di costruire in armonia con I’ambiente e per le generazioni future.”

Terrazzamenti storici oggetto di conservazione e tutela nelle Langhe in Valle Bormida.
Terrazzamenti storici oggetto di conservazione e tutela nelle Langhe in Valle Bormida.

Terrazzare il terreno era l’unico sistema che permetteva la coltivazione in versanti esposti a sud o sud-ovest, ma scoscesi (oltre una pendenza del 35%) o particolarmente franosi.

In queste zone i muretti hanno scale in pietra per l’accesso ai vari livelli incassate nel muro stesso, nicchie di pietra per il deposito di attrezzi e archetti in pietra, in genere a tutto sesto, inseriti nello spessore dei muri. Proprio questa caratteristica fa pensare che questi terrazzi siano nati in concomitanza con la diffusione degli ordini monastici medievali, in particolare dell’ordine dei Benedettini.

Perché si inserivano sequenze di archetti nel muro a secco? Per due motivi:

  1. L’arco ha funzione statica e di rinforzo, permettendo di scaricare le forze espansive del muro.
  2. Creando uno stacco, una discontinuità, l’arco evita che una eventuale lesione si allarghi e coinvolga tutta a lunghezza del muro.

Infatti gli archi sono spesso presenti in caso di muri molto alti, o con pianta molto curva, il che accentua le forze di spinta a cui il muro è sottoposto e il pericolo di fragilità.

Le cavità create dall’arco venivano usate come piccole serre per coltivazioni che beneficiavano del calore della pietra che si accumula sotto l’arco, e che la pietra rilascia. Per questo gli archi compaiono più spesso nei terrazzi a sud.

Muri a secco con archi nelle langhe in Valle Bormida.
Terrazzamenti nelle Langhe in Valle Bormida. I muri a secco hanno sequenze di archetti al loro interno.

In generale, poi, i terrazzamenti erano posizionati in luoghi strategici rispetto a strade, borghi, fiumi e boschi, quindi in luoghi dove l’acqua era più facilmente accessibile e dove c’erano via di passaggio. Con lo spopolamento progressivo del territorio nel secolo scorso, e l’abbandono dell’agricoltura, specie nelle zone di maggior altitudine (le Langhe toccano i 900 mt sul livello del mare), questa pratica è scomparsa. E sono scomparse le sue tracce materiali, mentre il bosco torna a ripopolare le terre che l’uomo aveva faticosamente guadagnato.

Il bosco si riappropria del paesaggio.
Il bosco si riappropria del paesaggio.

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Commenti

2 risposte a “Muretti a secco e terrazzamenti: opera del genio e patrimonio dell’umanità.”

  1. Avatar Emiliana
    Emiliana

    Grazie Silvia, ora sono più consapevole di questo interessante ambiente creato dai muretti a secco centenari, che ancora posso ammirare!

    1. Grazie di avermi accompagnata a scoprirli!

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