Di cosa parla questo post:
L’obiettivo del designer di interni
Il designer di interni ha come obiettivo quello di realizzare una casa funzionale per migliorare il benessere e la qualità della vita di chi la occupa.
Il designer progetta un ambiente salutare e sicuro, oltre che bello, armonico e stimolante. Come ha teorizzato Leon Battista Alberti nel trattato De re aedificatoria, manoscritto della metà del XV secolo, il progetto architettonico o, meglio, di edificazione segue necessità (necessitas), comodità (commoditas) e piacere (voluptas).
Per questo motivo il progetto considera privacy, libertà, efficienza e comodità dell’individuo (o del nucleo di persone) che vivrà nello spazio progettato.
All’obiettivo funzionale il designer affianca quello del benessere psicologico e percettivo, considerando la prospettiva e le necessità del committente. Inoltre, non esiste un progetto buono per ogni situazione e in ogni tempo, perchè si può avere come obiettivo, appunto, una soluzione provvisoria o, al contrario, duratura, economica o, viceversa, di lusso ecc.

A questo proposito un elemento fondamentale del progetto è il budget, quindi il costo, che è in relazione ai materiali, alla manodopera, agli interventi necessari per l’abitabilità e la funzionalità degli ambienti, all’arredo minimo sufficiente. Dal costo, ma non solo, dipende anche l’utilizzo o meno (e la quantità) dell’innovazione tecnologica.
Insieme al costo, anche la sostenibilità diventa un forte obiettivo possibile e auspicabile. In molti progetti la sostenibilità è fondante.
Il falso bisogno
La diffusione sul mercato di determinati prodotti, le mode, le suggestioni dell’industria e della pubblicità possono creare falsi bisogni nel committente, ma anche nel progetto del designer. Tuttavia il bravo designer deve riconoscere il vero “problema di design” (ad esempio un nuovo modo di sistemare lo spazio…) che nasce da un bisogno reale e proporre la soluzione. Non di rado è l’industria a seguire il designer e non viceversa.

Riconoscere le necessità vere da quelle effimere o indotte permette di avere un approccio razionale al progetto, che avrà buone basi. La raccolta di tutti i dati utili dà al designer il quadro generale su materiali, tecnologie e manodopera per poter cominciare a fare un preventivo di spesa. L’approccio del design non è solo creativo, è piuttosto “scientifico”. In questo senso il lavoro del progettista è multidisciplinare perchè si interfaccia con architetti, tecnici e artigiani.
Il progetto e le sue sponde
Dal punto di vista strettamente progettuale il designer incanala idee e creatività all’interno di due sponde:
1) evidenziare e sfruttare i punti di forza di un ambiente
2) “neutralizzare” le criticità. Ridurle o eliminarle.


Entrambi gli elementi sono stimolo alla creatività, alla ricerca di soluzioni. Limiti e vincoli sono fondamentalie stimolano il confronto, l’inventiva, la sperimentazione, l’originalità. Spesso conducono all’idea cardine, cioè all’idea su cui il progetto si basa, che ne determina lo stile.
La funzionalità nel progetto
Ma entrando nel concreto, quali problemi pratici non bisogna perdere di vista? Ecco i principali:
- eliminazione dei rumori
- circolazione dell’aria e degli odori
- temperatura e dispersione di calore
- luce e spazio
- ergonomia
- efficienza energetica e risparmio
Per tutti questi aspetti è fondamentale che il designer agisca insieme ad architetti e tecnici (elettricisti, idraulici ecc.) per avere un’ampia conoscenza delle questioni tecniche (impiantistica) relative allo stabile che accoglierà il progetto. Ad esempio, considerare impianti di raffrescamento o riscaldamento e la loro adattabilità a particolari condizioni di dispersione.
A questi elementi si aggiunge “il percepito” di chi utilizzerà gli spazi. Quindi è fondamentale anche l’utilizzo particolare dei colori e dei materiali per restituire sensazioni.

Luce, colori e materiali sono aspetti basilari del progetto di design di interni.
Ma veniamo all’obiettivo funzionale di cui si parlava (necessitas e commoditas): l’arredo, ad esempio, deve necessariamente soddisfare particolari funzioni (riposare, preparare i cibi, permettere la convivialità ecc). Per questo si tengono a mente le necessità espresse dal cliente in base al nucleo famigliare, allo stile di vita, a situazioni personali che possono richiedere l’utilizzo di arredi speciali (banalmente: letti a castello, letti “queen size” ecc).
Altro elemento relativo alla funzionalità è l’adattamento a specifiche condizioni di luce, ad esempio nella scelta dei tessili (tende oscuranti) e condizioni climatiche e ambientali (tende ignifughe, tende antirumore…). Specifici isolanti acustici o termici, poi, sono da considerare. Ad esempio carte da parati in tessuto fonoassorbenti sono perfette, oltre che elegantissime, per le camere da letto.

Il designer sceglie il tipo di illuminazione considerando le sorgenti luminose naturali degli ambienti e gli utilizzi degli stessi. Cosa progettare dunque? Tipo, colore, efficienza delle luci. Il progetto lluminotecnico è un elemento che riguarda il comfort generale. L’impianto elettrico presente nell’immobile condiziona la scelta degli apparecchi e può o meno richiedere modifiche ad hoc.

Il progetto di illuminazione deve comprendere diverse fonti di luce in base a:
- la funzione della luce (lampada da lettura, luce per il piano cottura…)
- il momento della giornata (illuminazione specifica per la camera da letto…)
- l’atmosfera desiderata.
Se pensiamo che i nostri nonni usavano perlopiù un’unica lampadina per ambiente e posizionata al cento del soffitto, è impressionante l’incredibile possibilità di illuminazione disponibile per tutti noi, oggigiorno.

Il progettista deve considerare poi il clima di un territorio e le condizioni di calore presenti o realizzabili. Case in climi caldi avranno aperture ridotte e pareti spesse. Si dovranno dotare di sistemi di schermatura del sole, mentre in un clima umido è fondamentale garantire la ventilazione naturale. Le pareti saranno leggere con aperture ampie. Nei climi freddi, invece, è importante non disperdere il calore, cioè isolare in modo efficace, per questo è meglio ridurre le vetrate
Il fattore medio di luce diurna
Il fattore medio di luce diurna (FLDm) è il “rapporto tra l’illuminamento così come misurato in un punto dell’ambiente interno e quello misurato all’esterno, su una superficie orizzontale esposta alla volta celeste senza alcuna ostruzione in una condizione di cielo coperto”.
A cosa serve? A misurare l’illuminazione naturale diurna di un ambiente chiuso. Per capire, cioè quanto un ambiente è “luminoso”, e che può usufruire di luce diretta del sole, ma anche di luce riflessa dall’esterno o internamente all’ambiente.

Il progettista deve anche considerare l’abbagliamento prodotto dal cielo, attenuandolo con tende, utilizzando luce artificiale, o magari intervenendo sulla forma delle finestre con una strombatura, cioè un taglio obliquo verso l’esterno che conferisce una sezione trapezoidale alla finestra e crea un’area di luce graduale tra il dentro e il fuori.
Ogni architettura del passato utilizza la strombatura, pensiamo alle estreme strombature medievali che servivano per aumentare la visibilità e fornire un ingresso di luce mantenendo la sicurezza degli edifici fortificati.
Ostruzioni esterne o una superficie troppo piccola delle finestre riducono questo fattore, che non deve scendere sotto una certa soglia perchè l’ambiente sia considerato abitabile per legge.

La ventilazione
L’adeguata ventilazione è un elemento fondamentale del progetto, per garantire comfort e abitabilità, salubrità e igiene degli ambienti, anche se spesso passa inosservato.
Di solito la cattiva progettazione in questo senso emerge quando si manifesta un problema, banalmente la formazione continua di muffa. Il progettista deve favorire la ventilazione naturale tramite porte e finestre.

Il rapporto aeroilluminante (R.A.I.) definisce la quantità di luce solare e aria che entra in un ambiente in relazione alla sua superficie ed è il rapporto che c’è tra l’ampiezza della superficie di un ambiente e la grandezza delle finestre (dei vetri, nel caso del rapporto illuminante, della finestra aperta nel caso del rapporto aerante).
Valori inadeguati possono portare a conseguenze come mal di testa, debolezza, mancanza di concentrazione ecc. proprio per la carenza di ossigeno e l’eccessiva umidità.
Il rapporto è definito per legge che ne esplicita i parametri:
– fattore luce diurna medio non inferiore al 2%,
– superficie finestrata apribile non inferiore a 1/8 della superficie del pavimento (calpestatile) con deroghe per gli edifici vincolati e nei centri storici.
Necessità, comodità, piacere
Se il metodo insegna come utilizzare al massimo lo spazio abitabile, il progettista vuole utilizzarlo al meglio! Dove alla dimensione quantitativa si aggiunge quella qualitativa.
In cosa consiste questo “meglio”?
1) Nel considerare il punto di vista funzionale (pensare gli spazi in modo “ingegneristico” in relazione alle loro funzioni, cioè a che cosa ci si deve fare dentro) ma anche quello emotivo (ovvero come ci si deve sentire in questo spazio). Le necessità intime dirigono anch’esse il progetto dello spazio.
2) Nel pensare ad uno spazio per il presente, ma anche per il futuro. Il progetto architettonico e di interior design, cioè, guarda nella direzione in cui guarda il progetto di vita del committente.
Quindi bisogna considerare i desideri, gli obiettivi, le prospettive di vita di chi vive e vivrà gli ambienti. Banalmente, chiedersi: questa casa ospiterà bambini? Ospiterà una famiglia allargata? Animali domestici? La possibilità di lavorare in casa? La possibilità di essere accuditi da persone esterne alla famiglia? ecc.
3) Nel considerare il senso pratico, ma anche identitario degli spazi e degli arredi. E non sempre il secondo è sacrificabile rispetto al primo. L’identità incarnata nello spazio domestico può essere il motore del progetto stesso e un vincolo molto potente per il progettista. Può determinare scelte funzionali, estetiche e di budget.
Identitaria, ad esempio, può essere la scelta di materiali sostenibili (come ad esempio gli infissi in legno e non in pvc) che potrebbe andare in conflitto con la necessità di risparmiare, ma non per questo essere sacrificata.

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