Il territorio del progetto è ampio, come i metodi, gli strumenti e l’ispirazione creativa: così è dal cucchiaio alla città, qualunque sia il fine del processo creativo, l’idea nasce e si sviluppa nella mente e nel cuore del designer: sensazioni, immagini, ricordi, arte, musica… tutto può suggerire percorsi e innescare scintille progettuali.

Di cosa parla questo post:
- Immaginare, disegnare, comunicare
- I pezzi del progetto. Il progetto a pezzi
- Pavimenti e pareti, scale, porte e finestre. A ciascuno il suo!
- Rimanere fedeli all’originale limita la creatività?
Immaginare, disegnare, comunicare
Nella prima definizione del suo progetto il designer può fare schizzi a mano e definire ipotesi e varianti. In questa fase si delineano le linee di base, le forme principali, i volumi, le prospettive. Ma anche texture e colori di base, le luci e i chiaroscuri, ad esempio immaginando la provenienza delle fonti di luce.

La progettazione della luce pone diverse domande al designer: luce dall’alto? Laterale? Con un effetto ritmico? Un effetto scenografico? Con quale variazione e diffusione in base alle ore della giornata e alle stagioni?
Oltre agli schizzi, si possono produrre prospettive, 3d, fotomontaggi, cioè utilizzare ciò che più è congeniale a comunicare e rendere comprensibile il progetto, o parte di esso.
Se per esempio si stanno progettando i tessili, utile è avere fotografie ad alta definizione di tessuti o filati, o anche campioni di stoffa per coglierne grana, colore ecc. Se invece è necessario verificare ad esempio la funzionalità una scala interna, utile è la creazione di più viste tridimensionali.

Nelle fasi finali si può arrivare a un plastico o un render, efficace nella comunicazione al cliente e di forte suggestione.
Il render aiuta il cliente a visualizzare il risultato finale, perchè fortemente fotorealistico. Il cliente è trasportato quindi in una realtà virtuale e riesce a comprendere bene spazi, colori, volumi e arredi. Può proporre modifiche e esprimere la sua opinione, specialmente perchè si possono inserire i rendering all’interno di una foto reale dell’ambiente originale.
Attenzione però: Il merito del render fotorealistico può diventare il suo limite, ingabbiando l’immaginazione e impedendo la suggestione di soluzioni nuove che solo il disegno lascia libera!

I pezzi del progetto. Il progetto a pezzi.
Sperimentare e visualizzare. Questo metodo permette di riverificare la bontà delle scelte. Che possono essere assolutamente rimesse in discussione!

Nella progettazione fondamentale è:
- tracciare le linee essenziali del progetto, le linee degli ambienti, le linee degli arredi.
- delineare i focus che costruiscono, strutturano lo spazio e che possono essere di luce, di colore, di contrasto (grande/piccolo, uno/molteplice, pieno/vuoto, chiaro/scuro ecc.
- delineare elementi di continuità e cesure, delineare gli elementi ritmici.
- le texture: morbidezza vs scabrosità? Cosa scegliere: ceramiche/pietre/mattoni/cementi/legno… ogni materiale ha implicazioni funzionali, visive, tattili, emotive…
- i colori di base. Scegliere una combinazione di tinte neutre e pastello, oppure, viceversa, un abbinamento di tinte forti a contrasto?
- quali chiaroscuri? Ovvero quali contrasti creare? Dove e come addensare zone in ombra? Dove e come far muovere le luci? Da quali fonti farle provenire? Queste domande fondamentali determinano altrettante scelte progettuali, come ad esempio aprire o chiudere una finestra, utilizzare porte a vetri o meno, scegliere colori chiari o scuri per gli infissi, progettare tessili o pannelli per schermare ecc.
I colori da prendere in considerazione per il progetto vanno di pari passo con la costruzione dei chiaroscuri e dei contrasti, che possono essere fondamentali e accentuati, oppure smorzati e solo accennati, a seconda del “carattere” dell’ambiente che si sta delineando. Secondo un paragone musicale questo sarebbe un po’ ciò che viene definita la “dinamica” ovvero l’alternanza di “forti” e “piano”, cioè il loro gioco reciproco, il loro svolgersi come su un pentagramma.

Linee, texture, colori e luci determinano un primo nucleo progettuale su cui riflettere e contemporaneamente suggeriscono un “mood”, una prima identità psicologica dell’ambiente stesso.

Pavimenti e pareti, scale, porte e finestre. A ciascuno il suo!
Il designer progetta ogni elemento dell’ambiente. E le scelte per ogni singolo elemento devono essere coerenti con tutto il progetto, in una parola: organiche. Che vuol dire in armonia strutturale e estetica con il tutto.
Partiamo dalla base: il pavimento è per definizione durevole. Difficile immaginare di rinnovare un pavimento ad ogni cambio di stagione o per necessità nuove che possono sopraggiungere in una famiglia. Un ambiente, infatti, può vedere cambiare la propria funzione più e più volte: parquet, pietra, grès, cemento, laminato o cotto? Quale scegliere? E per quali motivi?

Esistono poi particolari caratteristiche, come ad esempio rivestimenti antigraffio. L’utilizzo che verrà fatto di ciò che si progetta deve guidare le scelte. Macchie, umidità, urti… tutto ciò va considerato. Pietre e graniti sono resistenti, ma freddi e costosi, cotto o legno sono più caldi, ma più vulnerabili. Di tutte le opzioni bisogna considerare cosa il mercato offre e rintracciare nuove soluzioni. Trattamenti innovativi rendono le superfici più resistenti e permettono di utilizzare materiali in modo inedito. Fino a poco tempo fa era impensabile utilizzare un parquet in bagno o in cucina, oggi invece è possibile farlo a cuor leggero con prodotti che permettono di salvaguardare l’integrità del pavimento.
Pareti portanti o divisorie. Comunque siano, importante è la capacità delle pareti di isolare dai rumori e dal freddo, lasciando traspirare l’umidità e il vapore. Inoltre, le pareti devono resistere a sollecitazioni e tensioni. Possono essere pitturate, piastrellate, tappezzate, rivestire di boiserie, contenere cavi elettrici e tracce per gli impianti, ospitare nicchie, librerie, armadi a muro, cartongessi, mensole…
Porte e finestre devono essere progettate in osservanza delle normative di riferimento per quanto riguarda altezza e larghezza, ma anche dei vincoli architettonici, specie se si tratta di case antiche.

Stili e materiali di porte finestre determinano in modo particolare l’estetica degli ambienti e in generale di tutta la casa, dotandola di un vero e particolare carattere. Per questo motivo è facile, con questi elementi, fuorviare l’estetica originale dell’ambiente. Sostituire porte e finestre, per quanto si renda necessario per un fatto di efficienza energetica, è una scelta che va ben bilanciata all’interno del progetto.
Inutile dire anche che nel caso di costruzioni d’epoca molto spesso porte e finestre sono oggetti di altissima fattura prodotti da abili artigiani e con una sapienza tecnica insuperabile: una gioia per gli occhi che purtroppo va perdendosi.

Infatti, per edifici di interesse storico-architettonico, per conservare le componenti del paesaggio urbano e rurale la normativa richiede di “conservare gli infissi esterni e i serramenti di oscuramento originari (comprese porte e portoni). Sostituire gli elementi non più riparabili con altri che abbiano le medesime partiture e che risultino analoghi per forma, materiali e colore”

In generale, per tutelare il valore e l’aspetto delle architetture storiche si deve mantenere l’integrità di tutti gli elementi architettonici, artistici e decorativi (colonne, lesene, zoccolature, cornici, mattoni a vista, targhe, lapidi, vecchi numeri civici, ecc.).
Infine, le scale. Elemento di estrema funzionalità unita a grande fascino, la scala può determinare il focus visivo di tutto l‘ambiente e diventare il punto nevralgico del progetto intero. La scala determina la disposizione di tutti gli altri ambienti e la loro funzione. Influisce cioè sull’organizzazione di tutti gli spazi.

Rimanere fedeli all’originale limita la creatività?
Che si tratti di una di un palazzo antico o di una baita di montagna, quando si interviene sull’esistente il designer si pone come obiettivo il rispetto della struttura. Ancor più quando il contesto ha una forte importanza storica e culturale.
L’aderenza all’originale diventa un imperativo progettuale. In questi casi non di rado il designer introduce elementi moderni all’interno del contesto antico, delimitando però nettamente la differenza tra vecchio e nuovo. Il contesto storico e artistico va rispettato, ma questo non vuol dire che non si possono inserire architetture o arredi contemporanei che vanno contestualizzati abilmente.
Questo non solo non è un limite, ma stimola la ricerca di soluzioni perfette per il compito che il progetto di tutela e testimonianza del passato richiede. Quando si ha a che fare con la storia e con la cultura architettonica del passato gli stimoli intellettuali sono tali da portare il designer in un viaggio progettuale ancora più fecondo e stimolante.
Questo aspetto condiziona le scelte progettuali a trecentosessanta gradi. Riguardo i colori, ad esempio, si devono considerare in questi casi i cosiddetti colori d’epoca. Non di rado il designer fa specifiche ricerche storiche per rintracciare i colori originali dello stabile e i colori in uso nel contesto storico-geografico di riferimento. In questo senso importante è lo studio dei “motivi” geometrici o delle fantasie originali o di riferimento. Gli stessi legni originali sono da recuperare, come le pietre e i marmi, mentre i mattoni e la pietra possono essere lasciati a vista, e “sigillati” con una procedura che impedisce il formarsi di polveri.

Questo accade per chi progetta e per chi ha la responsabilità della tutela. Le tecnologie odierne aiutano nell’impresa di recuperare la storia architettonica e decorativa del nostro Paese che è ricco a dismisura di arte e bellezza. Si può e si deve ricostruire un elemento architettonico o decorativo andato distrutto, del quale si conservano magari solo pochi documenti parziali, utilizzando nuove tecnologie.
Le linee del passato sono linfa alla creatività contemporanea, perchè l’arte è universale nello spazio e nel tempo.
Tutto ciò vuol dire anche cogliere l’anima dei luoghi in una dimensione che unisce spazio a psicologia. Come? Riconoscendo e restituendo un senso al luogo, un senso ritrovato. Perchè la casa rappresenta la persona, ma anche la società e il progetto può dire molto del passato e deve dire molto di dove si vuole andare nel futuro.

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